Vitagliano, a proposito di legge elettorale

Vitagliano:  «Come voteremo quando torneremo a votare?»
Vitagliano: «Come voteremo quando torneremo a votare?»

L'Assessore regionale alla Programmazione, Gianfranco Vitagliano,  intervenie sulla questione inerente  la legge elettorale in Molise.

«Dopo l'intervento in aula del collega Niro - si legge in una nota dell'Assessore  -  che ha potuto parlare della sua proposta di legge elettorale, pensate!, per ragioni personali,  non ho potuto far a meno di intervenire davanti ad un dibattito che langue pericolosamente, non so se per scarsa consapevolezza o per interesse da parte di quelli che dovrebbero promuoverlo e concluderlo.
Mi vado chiedendo da tempo e l'ho manifestato più volte in aula: come voteremo quando torneremo a votare? Evitando disquisizioni giuridiche, le mie riflessioni riguardano il fatto che la Costituzione impone alle Regione di legiferare attraverso lo statuto in tema di: elezione del Presidente della Regione, composizione del Consiglio, principi della legge elettorale, forma di governo al quale la stessa legge elettorale deve garantire la governabilità.

Noi oggi abbiamo in vigore lo Statuto del 1971 - in nessuna delle sue parti coerente con le modifiche intervenute sul piano costituzionale ed elettorale - ed abbiamo approvato, in sola prima lettura, la proposta di nuovo statuto. Non abbiamo, inoltre, la legge elettorale e ci avvaliamo di una norma statale di oltre quarant'anni fa, modificata più volte nel corso degli anni.
Siamo in pratica in mezzo al guado - e chi non lo ammette o lo trascura è un incosciente - con norme vecchie e, in alcune parti, inapplicabili, e norme nuove non ancora in vigore.

Quali i problemi all'orizzonte? Siamo tutti d'accordo per la riduzione del numero dei consiglieri - la legge nazionale lo impone e le Regioni che l'hanno impugnata si sono viste respingere il ricorso dalla Corte costituzionale - ma non abbiamo completato il percorso statutario. Dovremmo, infatti, approvare il testo in seconda lettura ed aspettare la sua promulgazione, al netto di un possibile referendum popolare. Devo riconoscere che avevano ragione i miei colleghi Niro, D'Aimmo, Bizzarro, quando hanno chiesto, inascoltati, di approvare la loro proposta che assegnava al Consiglio sciolto, il tempo necessario per completare il percorso statutario ed approvare la legge elettorale. Non li ho sostenuti a dovere, non l'hanno fatto in diversi della maggioranza, mentre un'opposizione miope e rumorosa ha suonato la grancassa, gridando al golpe. Oggi i signori della minoranza vagano incerti senza ammettere, però, l'errore madornale che hanno compiuto e ci hanno fatto compiere.
La legge che ha imposto il nuovo numero massimo - sottolineo massimo - dei consiglieri chiede alla Regione di provvedere - e lo ha confermato la Corte costituzionale - con legge di rango statutario.
Quale conclusione c'è da trarre, a meno di serie smentite: siamo davanti al rischio concreto che chiunque, cittadino elettore, potrà impugnare i provvedimenti d'indizione delle elezioni o, addirittura, la proclamazione degli eletti appellandosi, evidentemente, ai vizi procedurali che ho esposto.
A questo aggiungasi che, data per buona e legittima la riduzione dei consiglieri, le norme in vigore non consentono semplici deduzioni o adeguamenti tecnici: del listino maggioritario, del numero delle circoscrizioni. Chi e quale norma garantiranno la rappresentanza territoriale? Se, a gennaio, la Provincia di Isernia sarà effettivamente soppressa, voteremo in una sola circoscrizione?
Come e con quali norme si garantirà la governabilità? Ed ancora.

A 20 consiglieri, come si svolgeranno utilmente i lavori d'aula, se 10 di loro avranno una carica statutariamente prevista che non gli consentirà di svolgere altri ruoli?
Di questo avrei voluto dibattere, magari arrivando ad una condivisa decisione di formare, in Commissione e poi in Consiglio, una proposta augurabilmente bipartisan che desse certezze normative alla tornata elettorale e ci riparasse da nuovi rounds davanti al giudice amministrativo.
Beh, sopra al rumoreggiare dell'opposizione, sono stato richiamato ad intervenire solo per ragioni personali.
Tant'è!
Il tempo a qualcuno darà ragione e se la darà a me, ancora una volta, l'amarezza dell'essere stato di nuovo inascoltato sarà poca cosa rispetto alla leggerezza degli smemorati e a quanti diranno io non c'ero!».

 

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