Giornata di studio SVIMEZ, Iorio: «Ciò che è bene per il Mezzogiorno, lo è per l'intero Paese»

Roma, Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio. Iorio (nella foto penultimo a destra) al tavolo della Presidenza
Roma, Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio. Iorio (nella foto penultimo a destra) al tavolo della Presidenza

Si è tenuto in mattinata, presso la Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, la Giornata di studi su "Nord e Sud a 150 anni dall'Unità d'Italia", organizzata dalla SVIMEZ. Ha introdotto i lavori il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, cui hanno fatto seguito l'indirizzo di saluto di Antonio Maccanico e l'intervento di Nino Novacco, rispettivamente Consigliere e Presidente emerito SVIMEZ.

 Fra i relatori anche il Presidente della Regione Molise, Michele Iorio, che, nel corso del suo intervento, si è soffermato sulla questione meridionale e sulla molteplicità di cause che l'hanno determinata, un questione che «ha creato un rallentamento nella crescita in una parte importante nel Paese, tanto da dare vita ad un dualismo tra Nord e Sud in termini economici e sociali».

«A tale complessità di motivazioni -  ha sottolineato - si devono necessariamente contrapporre una serie di soluzioni che la politica, e quindi le Istituzioni, debbono sapere porre in essere all'interno di una strategia che porti a dire che "ciò che è bene per il Mezzogiorno, lo è per l'intero Paese", e che "se non vi è sviluppo per il Sud, non vi può essere crescita per il resto della Penisola"».

 Iorio ha poi indicato le possibili soluzioni: «Dobbiamo approdare ad un modello istituzionale che rappresenti le reali necessità del Paese e che non venga costantemente messo in discussione da un bipolarismo tutto italiano che, accanto alle tante positività che ha apportato al sistema politico, ha però prodotto la politica del "ricominciamo tutto da capo" ad ogni alternanza di Governo. Politica che ha causato all'Italia pesanti ritardi rispetto al resto d'Europa e al resto dell'Occidente».

«Infine - ha concluso - dobbiamo poter guardare al federalismo, e ad una sua sana attuazione, come ad una presa d'atto dell'incapacità del sistema centralista di rispondere alle reali esigenze di crescita delle diverse aree del Paese; un centralismo che deve trovare un superamento nella novità rappresentata dal federalismo e, quindi, nella maggiore autonomia e nel nuovo protagonismo dei territori delle singole regioni».

 

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