Lavoratrici madri, i casi di abbandono del lavoro nel Molise

Lavoro e maternità. Ancora difficile conciliazione per molte donne molisane
Lavoro e maternità. Ancora difficile conciliazione per molte donne molisane

Madre e lavoratrice: due ruoli spesso difficili da conciliare. A testimoniarlo sono i dati raccolti dalla Direzione regionale del Lavoro del Molise;  ammontano, infatti, a 56 le dimissioni per maternità presentate in Molise nel corso del 2010.
Il settore in cui il fenomeno si è verificato più spesso è il commercio (20), mentre in agricoltura non si è registrata nessuna richiesta.

In prevalenza, le donne lasciano l'attività lavorativa dopo aver portato a termine la gravidanza per incompatibilità tra la propria occupazione e l'assistenza al neonato, perché il bambino non è stato accolto in un asilo nido (25) o a causa dell'assenza di parenti disponibili ad aiutarle a gestire l'impegno familiare (15). Una fetta di impiegate (6) ha anche cercato di ottenere un orario ridotto ma la mancata concessione le ha determinate a dimettersi.
La fascia d'età in cui gli episodi di abbandono del posto di lavoro si riscontrano più spesso è quella dai 26 ai 35 anni (43 casi).

Più è bassa l'anzianità di servizio, inoltre, e più frequenti sono le interruzioni del rapporto lavorativo a causa dell'arrivo di un bimbo: sono ben 35  fra coloro che erano state assunte da un periodo inferiore a tre anni e 19 fra le lavoratrici sotto contratto da 4-10 anni.
Altro elemento da sottolineare è che il fenomeno accade prevalentemente in soggetti aziendali piccoli (in cui, cioè, operano fino a 15 dipendenti), dove gli abbandoni risultano 47.
Inoltre, si riscontra che è  l'arrivo del primo figlio l'evento determinante per la donna a  lasciare il posto di lavoro e a dedicarsi alla cura della famiglia ( 36 casi).

Questi dati, pervenuti presso l'Ufficio della Consigliera di Parità della Regione Molise, Giuditta Lembo, confermano quanto più volte ribadito dalla stessa Consigliera. In Molise, infatti, il problema della conciliazione dei tempi di vita delle donne va canalizzato e affrontato attraverso azioni più incisive e determinate ripartendo dal fornire informazioni sull'esistenza di una normativa specifica.
La Consigliera Lembo ribadisce, inoltre, l'improcrastinabile dovere di implementare ogni tipo di azione che consenta alle donne di affermarsi professionalmente piuttosto che vedersi costrette a rinunciarvi.

 
 

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