Il 9 maggio 1978 l'Italia visse uno dei momenti più bui della sua storia repubblicana. Fu ritrovato, dopo 55 giorni di prigionia, il corpo esanime di Aldo Moro, segnando una ferita profonda nella coscienza civile del Paese.
In quel periodo, il Molise e la comunità di Guglionesi piansero la scomparsa dell'agente di Polizia di Stato, Giulio Rivera, componente della scorta di Aldo Moro, ucciso durante il rapimento dello statista.
Giulio Rivera, insieme agli altri colleghi della scorta, rappresentarono quella generazione dei giovani dell'epoca, che avevano posto le proprie speranze e il proprio futuro nella loro opera di servizio al Paese.
A 47 anni di distanza, il nome di Aldo Moro resta simbolo di una politica alta, fondata sull'ascolto, sul dialogo e sulla responsabilità. Statista di rara intelligenza e sensibilità, Moro fu capace di immaginare un'Italia più coesa, in cui le differenze non fossero motivo di scontro ma occasione di confronto, sempre nel rispetto della persona e dei principi costituzionali.
Nel ricordarlo, non celebriamo solo il leader politico, ma l'uomo che seppe anteporre il bene comune agli interessi di parte, con una visione della democrazia come costruzione paziente e condivisa.
La memoria di Aldo Moro non appartiene solo al passato. È un'eredità viva, che ci sollecita ogni giorno a custodire con coerenza i valori della Repubblica. Come rappresentanti delle istituzioni, sentiamo il dovere di tradurre quegli insegnamenti in impegno concreto, responsabile, lungimirante.