Aprire la "vertenza Molise" con il Governo nazionale, la riflessione del vicepresidente Petraroia

Petraroia: «Senza lavoro il Molise si ferma»
Petraroia: «Senza lavoro il Molise si ferma»

«Ottantottomila persone in età di lavoro tra i 15 ed i 64 anni che risultano inattive. Diecimila percettori di disoccupazione nel 2013 che si aggiungono a migliaia di lavoratori in cassa integrazione e in mobilità. Solo  novantanovemila  persone in Molise svolgono un'attività pubblica o privata, autonoma o professionale, subordinata o d'impresa.
 
Con questi numeri non c'è Regione che tenga e come capita nei momenti di crisi vince la paura, si acuisce la lotta tra poveri e cresce la polemica in uno scontro inutile, deleterio ed inconcludente.
In una fase disperata bisogna superare gli steccati ed unire le forze per mettere al primo posto il lavoro ed aprire una "vertenza Molise" con il Governo.
 
Non c'è da inventarsi nulla se non emulare Taranto, Piombino, Airola, Pordenone o le altre aree di crisi nazionali su cui quei territori hanno fatto quadrato sollecitando a Roma la stipula di Accordi di programma con dentro i fondi per il lavoro e la ripresa produttiva. A Piombino per 1500 lavoratori a rischio si ipotizza un Accordo di programma di 250 milioni di euro a valere su una città di 32 mila abitanti. E il Molise?
 
È stato attivato un percorso per il riconoscimento dell'area di crisi motivato dalle vertenze Ittierre e Gam, con decine di delibere comunali recepite in una delibera regionale. Sul punto è aperto un confronto con il Ministero dello Sviluppo, coordinato dall'ing. Pillarella  ,e si resta in attesa di capire le modalità, i tempi ed i contenuti di un Accordo di programma da firmare con il Governo per il Distretto Bojano-Isernia.
 
Ma si può affidare una vertenza così dura solo alle procedure istituzionali ordinarie? Sicuramente no ed è un errore che nessun esponente interno o esterno parli di questi temi né in campagna elettorale, né quando arriva il presidente della Confindustria e né in altre sedi. Come a dire che il territorio non si aggrega, non lotta e non si unisce per andare a Palazzo Chigi come hanno fatto gli operai di Piombino che nello stesso giorno sono riusciti a farsi menzionare da Papa Francesco in Piazza San Pietro e a farsi ricevere da Renzi.
 
Impossibile per il Molise? No. Il 19 marzo 1995 un operaio Sam lesse una lettera al fianco di Giovanni Paolo II a Castelpetroso. Il 3 agosto 1994, insieme al presidente della Regione Di Giandomenico, arrivarono a Roma migliaia di molisani per un vertice a Palazzo Chigi ed in piazza c'erano tutti da Fausto Bertinotti a Massimo Torraco.
 
Quelle lotte durissime produssero una soluzione parziale per la Sam e, quel che più conta, un Patto territoriale ed un Contratto d'area che fecero arrivare in Molise 370 miliardi di lire pari a 180 milioni di euro di questi giorni. Ancora oggi a Bojano si appaltano in queste ore lavori per 3 milioni di infrastrutture rivenienti da quelle lotte e da quel Contratto d'area. Perché nel 2014 non si può ripetere l'esempio del 1994-1999? Per la semplice ragione che ci divide su tutto, si parla d'altro e ci si scarica le responsabilità a vicenda.
 
In quel periodo non furono i presidenti della Regione (Di Bartolomeo, Di Giandomenico, Veneziale, Iorio e ancora Veneziale) ad aprire e gestire la vertenza Molise, ma fu tutto il territorio che si unì al di là delle appartenenze e lottò contro Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi e D'Alema che si susseguirono alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Ma non c'era occasione di una presenza di una figura nazionale in Molise che non si ponesse con forza la Vertenza per il futuro della nostra terra.
 
Se si recupera quello spirito energico, unitario e determinato, si potrà riaprire un confronto serio con Roma e portare a casa un Accordo di programma con i fondi europei del FEG e le risorse del 2014-2020 e del Fondo di Coesione. In caso contrario vinceranno i gufi e le cassandre che, pur di poter dire che Frattura ha fallito, non esitano a tifare per la chiusura del Molise. Loro potranno dire di avere avuto ragione, ma non sapranno più a chi dirlo perché non ci sarà più nessuno ad ascoltarli!». 
 
                                                                             Michele Petraroia

 

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