Cattolica di Campobasso, una ricerca sul tumore del faringe

Radioterapia e radiochemioterapia associate per colpire duramente questa patologia. I risultati pubblicati sulla rivista leader della radioterapia mondiale

Campobasso. Il Centro di Ricerca "Giovanni Paolo II"
Campobasso. Il Centro di Ricerca "Giovanni Paolo II"

Dalla collaborazione tra le Unità Operative di Radioterapia e Terapie palliative dell'Università Cattolica di Campobasso e le Unità Operative di Otorinolaringoiatria e di Oncologia della Regione Molise è nata una sperimentazione su pazienti affetti da tumore localmente avanzato del faringe che ha riguardato la possibilità di aggredire con maggiore energia questi tumori, senza  aumentare il rischio di danni ai tessuti circostanti.
 
La ricerca è stata pubblicata in questi giorni sull'International Journal of Radiation Oncology, Biology, Physics, la rivista scientifica leader della radioterapia mondiale e dimostra che, grazie ad un metodo ad altissima precisione, è fattibile associare la chemioterapia alla radiochemioterapia concomitante nei pazienti con tumore del faringe localmente avanzato.
 
"I dati della ricerca - dice Alessio Morganti, Direttore dell'Unità di Radioterapia - suggeriscono che un trattamento integrato che associa una chemioterapia di induzione ad una radioterapia concentrata nel tempo, associata a  cisplatino, è  proponibile ai  pazienti. In termini pratici, poter usare dosi maggiori significa ottenere effetti positivi dalla terapia e accorciare il tempo in cui i pazienti devono subirla. In questo modo, si ha una diminuzione dello stress, sia per loro che per i familiari, con un complessivo miglioramento della qualità di vita".
 
Ciò a cui ora i ricercatori puntano è l'identificazione di criteri utili per selezionare ancora meglio quei pazienti che possono beneficiare di un trattamento così complesso e articolato con minor rischio di sviluppare tossicità gravi. "Visti i risultati ottenuti - continua Morganti - stiamo programmando una strategia di terapie di supporto più intensive per gestire ancora meglio le eventuali tossicità gravi di questo trattamento integrato"
 
 

 

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