Pale eoliche Valle del Tammaro, Petraroia ed Abate contestano la Conferenza di servizi promossa dalla Regione Campania

Saepinum-Altilia. Secondo eminenti studiosi, la città sannitico-romana sarebbe uno dei siti archeologici meglio conservati d'Italia
Saepinum-Altilia. Secondo eminenti studiosi, la città sannitico-romana sarebbe uno dei siti archeologici meglio conservati d'Italia

«È grave che la Regione Campania promuova una Conferenza di servizi per far installare decine di pale eoliche nella Valle del Tammaro al confine con il Molise ed, in contrasto con il Decreto Legislativo n. 387/2003, non coinvolga la Regione Molise e la Direzione del MIBAC Molise nel procedimento, come si evince dall'allegata nota del Ministero dei Beni Culturali. Ed è ancora più grave che una nota ufficiale del 14 ottobre scorso ed una diffida trasmessa questa mattina dalla Regione Molise non vengano prese in considerazione aprendo un conflitto amministrativo incomprensibile e da evitare».
 
La denuncia viene dal vicepresidente della Regione Molise, Michele Petraroia, e dal consigliere della Regione Campania, Giulia Abate. Ferma e decisa la loro presa di posizione contro l'istallazione di pale eoliche a ridosso della Valle del Tammaro.
 
«A pochi chilometri dagli insediamenti di pale alte più della Cupola di San Pietro -
affermano in una nota stampa -  sorge uno dei siti archeologici meglio conservati d'Italia, come asserisce il prof. Salvatore Settis, la città sannitico-romana di Saepinum-Altilia, per la quale si sono mobilitati insigni esponenti dell'arte e della cultura nazionale, don Luigi Ciotti e 136 associazioni agricole, ambientaliste, sociali e sindacali».
 
«La Valle del Tammaro -
si legge ancora nella nota - è attraversata dal Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, la millenaria via della transumanza che univa la Puglia all'Abruzzo, e si trova ai piedi del Massiccio del Matese, che ospita un Parco regionale e la più grande area protetta d'Italia gestita dal WWF».
 
«Com'è possibile che gli italiani debbano pagare 12 miliardi in più sulla bolletta elettrica ogni anno per consentire un profitto aggiuntivo a imprese che sottraggono terra all'agricoltura e con i loro interventi fanno perdere valore agli immobili e alle proprietà dei coltivatori diretti? Perché non si rispetta l'art. 9 della Costituzione che tutela il Paesaggio e perché non si rispetta il Codice Nazionale dei Beni Culturali permettendo a degli operatori privati di fare degli investimenti in aree ubicate nelle vicinanze di giacimenti culturali e di siti archeologici di inestimabile valore come quello di Sepino (Saepinum - Altilia)?», concludono Petraroia ed Abate.

 
 
 
 
 

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